Il territorio di Oliena è situato nella Sardegna centro orientale e si estende per 16.600 ettari, caratterizzato nella sua zona centrale dall’ampia vallata del Cedrino che si estende dalle ultime propaggini del Monte Ortobene di Nuoro fino al basamento calcareo della lunga dorsale rocciosa del Supramonte sovrastata dalle propaggini del monte Corrasi (1462 s.l.m.), è caratterizzata da basse e ondulate colline di arenaria granitica solidificata e da rilievi montuosi rocciosi, di grossi blocchi granitici affioranti.
Il paesaggio dell’olivo, con i suoi muretti a secco, le antiche “Pinnettas” le piccole case rurali, le emergenze archeologiche, racchiude in sé, vivificandolo, l’insieme dei paesaggi: Naturale, Culturale, Agrario.
Le superfici olivetate, a volerle esaminare nel loro insieme, si presentano armoniosamente solcate da percorsi interpoderali non invasivi e ben inseriti nell’ambiente. Queste stesse superfici, pur parcellizzate, si integrano con quelle dei vigneti, creando geometrie che rimandano all’uso del suolo, alle pratiche tradizionali e alla loro evoluzione storica. All’interno di questa frammentazione dei suoli, la densità della copertura arborea rimane elevata, anche in aree marginali dove insistono i terrazzamenti e i muretti a secco.
Qui le lavorazioni vengono condotte con tecniche tradizionali, date le coperture arboree irregolari e dato che l’olivo è innestato su olivastri spontanei. In questo contesto sono presenti alberi monumentali potati o a crescita libera che sono il nostro Genius Loci. La loro presenza è paradigmatica di un modo di vivere e di rapportarsi alla natura. Denotano anche un paesaggio agrario nel quale, le forme di uso del suolo e le pratiche agro-silvo-pastorali tradizionali, nel confronto passato-presente della nostra olivicoltura, sono rimaste inalterate.
Questo non vuol dire che non c’è stato dinamismo nei processi di adeguamento delle colture ma, semplicemente, che le trasformazioni sono avvenute all’interno di un quadro complessivo di sostenibilità.
Alle pendici del Monte Corrasi, il gigante calcareo di oltre 1.400 metri di altezza, dalle viuzze strette, dal profumo di fantastico cibo, vino e olio di oliva di qualità eccezionale: da visitare in ogni periodo dell’anno.
“Oliena, come dicono le carte ,ma il suo vero e più poetico nome è Ulìana con l’accento sull’i. E’ un meraviglioso paese ai piedi del monte più bello che Dio abbia creato.” Così Salvatore Satta, ne “ Il Giorno del giudizio” Nel suo territorio la domesticazione dell’olivo sembrerebbe documentata sin dal neolitico medio, 3400-3200 a. C.
Qui si incrociano i contenuti mitostorici di Aristeo e Jolao, artefici, secondo Diodoro Siculo, della nascita e dello sviluppo dell’agricoltura e dell’olivicoltura in Sardegna e nel bacino del Mediterraneo, anche se, il vero salto di qualità, sia per l’introduzione di altre specie varietali che per un ragionevole incremento degli olivastri innestati, si ebbe a partire dal XVI secolo.
Successivamente, con l’arrivo dei padri Gesuiti ad Oliena, le attività agricole subirono un nuovo impulso e modernizzazione. I gesuiti svolsero una vera e propria azione didattica anche in campo agricolo, dimostrando con l’esempio, nei loro orti-giardino, l’applicazione di nuove conoscenze, in linea con le tendenze del tempo. Introdussero nuove coltivazioni, incrementarono quelle esistenti, migliorarono le tecniche di coltivazione. Pensiamo ai loro oliveti piantati in filari perfettamente simmetrici, ai loro vigneti dalle produzioni abbondanti e rinomate.
Durante la loro permanenza ad Oliena le produzioni locali di olio e di vino dovevano essere davvero abbondanti rispetto alle altre aree del nuorese e della Sardegna. L’esempio dato dai padri gesuiti non è andato smarrito ma è un lascito che permane nella memoria collettiva e nella consapevole laboriosità degli olianesi. L’introduzione dell’arte dell’innesto portò alla diffusione sul nostro territorio della Nera di Oliena, e successivamente del la Bosana . La tipologia delle caratteristiche geomorfologiche unitamente alle particolari condizioni microclimatiche, fanno sì che l’olio prodotto presenti un’alta valenza qualitativa, con proprietà sensoriali, organolettiche e salutistiche uniche.
In questi luoghi si è stabilita tra l’uomo e l’ambiente una simbiosi perfetta. La campagna racconta ancora oggi la storia millenaria di queste contrade da sempre intensamente abitate. Da Lanaithu a Biriai, da Sa Luna Vera a Othetha, da Dule a Suvegliu è tutto un susseguirsi di segni che testimoniano la presenza dell’uomo sin dai tempi più remoti.
Proprio all’ombra dei secolari olivastri ed olivi non è difficile imbattersi in uno dei 29 nuraghi o in uno dei 25 siti sepolcrali: domus de janas e tombe dei giganti, cfr Censimento Ministeriale 1903. Una campagna pressoché intatta, un patrimonio paesaggistico fortemente caratterizzato dalla presenza dell’olivo, del mandorlo, della vite, allevati in un perfetto ed equilibrato rapporto. E ’questa la cifra di un paesaggio agrario ancora naturale dove gli interventi dell’uomo hanno mirato dà sempre alla conservazione e al recupero.
Il paesaggio olianese rientra a buon diritto nella definizione che di paesaggio ne dà l’Unesco: “Aree geografiche o proprietà distinte che in modo peculiare rappresentano l’opera combinata della natura e dell’uomo”. Lo spazio agricolo olianese, pur diversificato, ha conservato e conserva il paesaggio dell’olivo, come valore identitario di interesse collettivo.